Costruire un portafoglio per investire a lungo termine, per poi valutare il portafoglio a breve termine non è la strategia migliore per ottenere i risultati che desideri.

Guardiamo insieme qual è l’approccio migliore.

Investire a breve o a lungo termine?

La maggior parte delle persone con cui ho collaborato per costruire i loro portafogli finanziari ha sempre dichiarato di investire per il futuro o per un progetto di medio o lungo termine.

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Progetti di vita con un orizzonte medio di 60 mesi e oltre. I famigerati 5 anni che, come dicono gli studi di settore, sono l’orizzonte tipico dell’investitore italiano.

Di solito, le persone di successo come te, con un buon tenore di vita, risparmiano e investono per una buona parte della vita, con una fase di accumulo lunga.

L’orizzonte temporale di questi investimenti termina quando la fase di accumulo si conclude.

Ovvero quando hai bisogno di utilizzare la tua ricchezza – generalmente non a breve termine.

In certi casi non arriverà mai la necessità di utilizzare la tua ricchezza, e l’esigenza diverrà quella di trasmetterla agli eredi nel modo più giusto ed efficiente possibile.

Certo, ci saranno delle esigenze impreviste, legate alla vita stessa o alla professione, che dovranno essere tenute in considerazione nella fase di progettazione.

L’approccio più tipico è l’utilizzo di strumenti di breve termine, molto liquidi, per poter garantire un “cuscino” di sicurezza nel caso di imprevisti o di cambi di progetto in corsa.

Questo “cuscino” dovrà essere più o meno ampio a seconda del tuo stile di vita.

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Quanto è importante definire l’orizzonte temporale d’investimento?

Essere coscienti del proprio orizzonte temporale può essere il fattore determinante per ottenere i risultati che ti aspetti.

Aspettarsi di vedere i guadagni crescere in linea retta mese dopo mese o pretendere di vedere una crescita nel primo mese successivo all’investimento stesso non è verosimile.

È necessario fare attenzione alle distorsioni.

La valutazione dell’andamento del tuo portafoglio è una fase molto importante, ma devi essere in grado di farla nella maniera corretta, in maniera asettica e non emotiva.

Nelle valutazioni dell’andamento di un portafoglio finanziario, gli investitori tendono a comparare l’andamento dei titoli azionari con quello delle obbligazioni a basso rischio, di solito titoli di stato del proprio paese o di paesi considerati a zero rischio come la Germania, USA o le emissioni sovranazionali (BEI BIRS).

L’evoluzione di questi strumenti segue logiche del tutto differenti.

Pretendere di fare valutazioni comparandoli è una distorsione che porta a errori che poi si traducono in scelte sbagliate.

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Come l’emotività influenza gli investitori

Esiste soprattutto un fattore, l’emotività, comune a tutti gli investitori, che influisce molto sulle scelte prese in corso d’opera.

È stato evidenziato come il “dolore” provocato da una perdita (a volte anche solo virtuale) su un investimento sia notevolmente superiore al “piacere” provato per un proporzionale guadagno.

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Questa emotività incide sulle scelte d’investimento che dovrebbero essere guidate soltanto dalla razionalità. Ciò segue la Teoria dell’utilità attesa di John von Neumann e Oskar Morgenstern.

La Teoria del Prospetto, formulata dagli psicologi israeliani Daniel Kahneman e Amos Tversky – vincitori del premio Nobel per l’economia -, evidenzia come gli investitori violino sistematicamente i principi della razionalità economica, quando sottoposti a scelte che comportano fattori di rischio.

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Quante volte fai l’analisi del tuo portafoglio?

Anche la frequenza di valutazione del portafoglio può portare a delle distorsioni valutative.

Soprattutto quando gli investimenti sono, anche solo temporaneamente, in perdita, si tende a porre l’attenzione sulle variazioni di breve termine del portafoglio stesso.

A volte si tende ad accorciare di molto il tempo tra un’analisi, con il proprio consulente, e la successiva.

Tale frequenza nelle valutazioni a breve termine ha comportato delle variazioni del progetto originario, che poi nel lungo termine si sono rivelate dei veri e propri errori.

In tempi relativamente tranquilli la valutazione del portafoglio d’investimento avviene mediamente una volta all’anno. In questo modo è possibile fare un’analisi con dei dati abbastanza “significativi”.

Guardando, però, alla teoria classica, una valutazione annuale non risulta corretta perché troppo di breve termine.

È stato dimostrato che i risparmiatori che valutano il proprio portafoglio azionario su periodi di osservazione di breve termine incassano molte più perdite rispetto ai risparmiatori che invece effettuano le valutazioni nel lungo termine.

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Come la statistica aiuta le valutazioni sul tuo portafoglio

Mi piacciono molto i numeri. I numeri e le statistiche non mentono.

E allora guardiamo un po’ di valori.

Negli ultimi 60 anni il rendimento a cinque anni dell’indice S&P500 è stato negativo il 2% dei casi, mentre quello annuale il 23%.

Ciò significa che la probabilità di avere ritorni negativi aggregati a 5 anni è nettamente inferiore a quella a un anno.

Sempre negli ultimi 60 anni, su base mensile, il rendimento dell’investimento in azioni è risultato più basso rispetto a quello delle obbligazioni a zero rischio ben il 42%.

Allargando la base di osservazione all’anno il rendimento delle azioni è risultato più basso di quello offerto dalle obbligazioni “risk free” nel 32% dei casi.

Quando però la base di osservazione è di 5 anni, l’orizzonte temporale medio degli investitori, il rendimento delle azioni è risultato inferiore a quello offerto dalle obbligazioni solo nel 17% dei casi.

Risulta evidente che se gli investitori guardassero il proprio portafoglio con una minore frequenza, si farebbero influenzare molto meno dai risultati a breve termine e, con molta probabilità, otterrebbero rendimenti più elevati dal proprio portafoglio.

Cito ancora una volta Warren Buffett: “Non avete mai ragione o torto perché gli altri sono d’accordo con voi. Avete ragione perché i vostri dati sono esatti e il vostro ragionamento è corretto”.

Ovvero, mantenere nervi saldi, obiettivi ben chiari e salda la strada da percorre sia la vera chiave per il successo del tuo progetto finanziario.

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Come si coniugano gli obiettivi a lungo termine e le analisi a breve termine?

Fatta salva la tua facoltà di guardare i tuoi investimenti ogni volta che vuoi, risulta evidente che farlo facendosi influenzare dall’andamento a breve termine non è la scelta ottimale per raggiungere i tuoi obiettivi.

Questo non significa che non sia opportuno intervenire con una minima “manutenzione ordinaria” nell’impianto del tuo portafoglio. Ma che tale manutenzione non può essere continua e legata alle fluttuazioni dei mercati, altrimenti sarà difficile raggiungere i tuoi scopi.

Probabilmente, se guardi ai risultati di breve periodo, sei più sensibile alle perdite che ai guadagni, e dunque non sei troppo adatto al mercato azionario.

Inseguire i mercati di breve termine con continue variazioni in corsa, dettate dalla volatilità dei mercati, non fa altro che diminuire la probabilità che tu consegua risultati di successo.

Smetti di farti influenzare dall’emotività e fatti affiancare da chi, della capacità di rimanere calmo in situazioni anche difficili ne ha fatto una professione. Scegli un Private Banker.

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