D.L. Kaufman afferma: “Chi non prova a crearsi il futuro che desidera, deve accontentarsi del futuro che gli capita”.

Partiamo proprio da queste parole per iniziare ad affrontare un argomento complesso e spinoso, come quello della previdenza.

Questa citazione, infatti, rende al meglio l’opportunità di aderire alla previdenza complementare, strumento che si rende oggi più che mai irrinunciabile per una reale tutela economica in età matura.

Valutiamo insieme alcune buone ragioni per le quali tale scelta rappresenta la soluzione ideale.

1. Forma previdenziale di soccorso ai giovani

Sono proprio i giovani a subire le maggiori conseguenze delle varie riforme in materia. E sono loro i primi che dovrebbero pensare all’opportunità di scegliere la previdenza complementare.

Questa forma di previdenza, alternativa a quella tradizionale, assicura ai giovani un supporto di cui in moltissimi casi sarebbero sprovvisti.

Se la previdenza obbligatoria è inscindibilmente legata al lavoro, chi un lavoro non lo possiede rimane scoperto. Al momento nel nostro Paese poco più di un quarto dei lavoratori è coperto da un fondo pensione complementare.

Si tratta di dati preoccupanti.

Sono in particolare i giovani, dunque, i grandi assenti nei fondi pensione, mentre sarebbero proprio loro ad averne più bisogno.

La carriera dei giovani è caratterizzata da alternanze di vario genere, da numerosi cambi di lavoro, frammentati da lunghi periodi di mancata contribuzione.

Il valore della pensione rispetto all’ultimo stipendio sarà in alcuni casi addirittura inferiore al 50%.

Ecco una ragione più che valida per pensare seriamente a un’integrazione al reddito pensionistico, quindi ad una forma di previdenza complementare.

Questa esigenza, anche quando non percepita dai giovani, dovrebbe essere presente nella mente dei genitori. Così da strutturare il patrimonio per assicurare stabilità ai propri figli.

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2. Valido aiuto per lavoratori

La previdenza complementare si rende scelta privilegiata in particolare dopo la riforma Monti Fornero del 2012.

La legge prevede un minimo di 20 anni di contribuzione al sistema e fissa l’età pensionabile a:

  • 66 anni e 1 mese per le donne, se lavoratrici autonome,
  • 66 anni e 7 mesi per gli uomini, se lavoratori autonomi,
  • 65 anni e 7 mesi per le donne, se lavoratrici dipendenti,
  • 66 anni e 7 mesi per gli uomini, se lavoratori dipendenti.

Soprattutto il passaggio dal sistema di calcolo retributivo a quello contributivo, impone il supporto di un’altra forma di previdenza, se si vuole mantenere inalterato il tenore di vita.

3. Carattere individuale e personalizzato

La previdenza complementare vanta un carattere meno oggettivo e standardizzato di quello tipico della previdenza obbligatoria.

Le forme in cui questa previdenza integrativa si articola vengono calate nel singolo caso: questo viene analizzato in tutte le sue caratteristiche così da individuare la soluzione o la combinazione di soluzioni ottimali.

Nell’ambito della previdenza complementare la personalizzazione è, infatti, una condizione imperativa.

Non esiste la soluzione che va bene per tutti.

4. Flessibilità delle soluzioni complementari

Chi decida di aderire alla previdenza complementare potrà combinare scelte diverse e utilizzare soluzioni d’investimento diversificate.

Ecco quindi che, in presenza di date condizioni, si può optare per strategie differenti. Ad esempio, si possono utilizzare i classici fondi pensione nelle varie forme, oppure si può ricorrere alle polizze assicurative o ci si può avvalere di una combinazione di strumenti differenti volti alla costruzione di una rendita complementare ad hoc.

La previdenza complementare, quindi, a differenza di quella obbligatoria, non è rigida, ma modulare. Essa si adatta, si conforma e si presta a svariate combinazioni.

È così che è possibile raggiungere il risultato più in linea con le esigenze di ogni individuo.

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5. Possibilità di beneficiare di una tassazione favorevole

Esiste un’altra valida ragione per la quale aderire alla previdenza complementare.

Gli strumenti a essa sottesi sono costruiti e gestiti al fine di assicurare una rendita e allo stesso tempo godono di indiscussi vantaggi fiscali.

La Legge di stabilità 2015 non ha modificato le norme fiscali disciplinanti la previdenza complementare restando così confermata, sia in fase di versamento che in fase di erogazione, la tassazione agevolata.

In conclusione, non dimentichiamo che la previdenza complementare è una forma di previdenza che va ad aggiungersi a quella obbligatoria, senza però sostituirla.

È una forma di tutela aggiuntiva, un supporto che nasce dall’esigenza di sostenere la previdenza classica, ma può diventare un’opportunità reale per creare un’integrazione al reddito.

Un autentico strumento a difesa del mantenimento del tenore di vita, volto alla tutela di una delle fasi della vita più delicate dell’esistenza.

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